Andrea Giostra intervista la scrittrice Concetta Amato
Concetta
Amato, scrittrice e avvocato… «l’arte
della narrazione serve per toccare corde del lettore che altrimenti
resterebbero spente, a far sentire uno scuotimento dell’animo.»
Intervista
di Andrea Giostra.
Ciao
Concetta, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Sei una
scrittrice e un avvocato. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Chi è Concetta Amato nella sua professione e nella sua passione per
l’arte dello scrivere?
Ti
ringrazio per l’intervista, racconto brevemente un po’ di me. Sul
mio profilo Twitter mi descrivo così “Sono siciliana, ironica e
chiacchierona. Con passione leggo e scrivo perché fantasticare è il
meglio del vivere”. Prestissimo mi sono appassionata alla poesia e
alla letteratura italiana e straniera; ero felice quando avevo un
nuovo libro in mano, saltellante, lì dentro c’era un mondo da
scoprire, ho sempre sentito un libro come qualcosa di vivo,
palpitante. All’età di 15 anni ho iniziato a scrivere storie
horror e poesie romantiche sui diari di scuola. In seguito mi sono
dedicata allo studio delle discipline giuridiche, sono avvocato e
oggi mi occupo di internazionalizzazione e promozione delle imprese
in un ente pubblico. Ho ripreso a scrivere quando ho avvertito un
vuoto dentro che non riuscivo a colmare, tutto ciò che mi frullava
nella mente voleva venir fuori. La vita può ingrigirsi, mentre
l’immaginazione è fatta di colori, emozioni ed è elettrizzante
come andare sulle montagne russe. Scrivo di notte o al mattino presto
quando tutti dormono così la mia fantasia si sente più libera.
Scrivere è faticoso ma soltanto quando scrivo sono certa di
impiegare il tempo della mia vita come desidero.
Recentemente
hai pubblicato “Venere Ericina” edito da Albatros Il Filo. Vuoi
raccontare ai nostri lettori come nasce questa storia e di cosa
parla, senza ovviamente fare spoiler?
È
stata la nebbia di Erice a darmi l’ispirazione, una nebbia che mi
impediva di vedere le cose come avviene nella realtà, la nebbia che
con il suo fascino ci rende difficile distinguere il bene dal male.
Una sera passeggiando per Erice mi è sembrato di vedere sbucare
dalle stradine i ragazzi del mio romanzo. Ho pensato di far nascere e
crescere i personaggi in un luogo un po’ fuori dal mondo, distante
dal caos delle grandi città anche se in un contesto contemporaneo.
In questo borgo medievale ho visto luce e ombra, ciò che mi serviva.
Ho immaginato una meravigliosa amicizia tra Annachiara ed Elena in un
ambiente sano, protetto. Annachiara, soprannominata “Venere
Ericina” per la sua straordinaria bellezza, è una ragazza ingenua
mentre Elena è più forte, meno influenzabile dagli eventi. Ruota,
attorno alle due protagoniste, un gruppo affiatato di compagni,
ognuno con un carattere ben definito e tutti i personaggi, anche
quelli minori, rendono l’idea di una cittadina movimentata. L’amore
travolgente tra Annachiara Castelli e Daniel Woodrow, altro
protagonista del romanzo, scoppia all’improvviso tra i corridoi e
il cortile del liceo di Trapani, si rivela durante gite scolastiche e
balli di istituto. Nel divenire degli eventi, Annachiara viene
turbata profondamente da un sogno, o meglio un incubo, che inizia a
tormentarla. All’interno di un turbinio di entusiasmo, vitalità ed
energia si insinua il sospetto. Inaspettatamente lo scenario di Erice
si tinge di giallo, per un episodio che sconvolgerà le vite di tutti
i protagonisti. Il romanzo nel momento noir diventa più profondo,
scava dentro l’animo umano con i suoi sentimenti, le sue
incertezze, le sue passioni e la vitale ricerca della felicità. Non
posso svelare altro.
Quali
sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve
possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché
proprio quelle?
Ti
rispondo da lettrice e da osservatrice di chi ha raggiunto un
successo secondo me meritato. Quando leggo un libro entro in un'altra
dimensione, non sono più nella mia realtà, per questo mi disturba
chi mi parla mentre sto leggendo, interrompe l’incantesimo. Non c’è
un’unica ricetta, l’incantesimo può avvenire in modi
completamente diversi, difatti a me piacciono autori diversissimi. Da
Oscar Wilde a Dostoevskij; da
Baricco a Camilleri. Il vero scrittore deve possedere l’arte
dell’uso della lingua italiana talmente bene da potersi permettere
di sconvolgerla come un pittore che, pur sapendo dipingere
perfettamente una donna, imprime su una tela un’immagine non
realistica perché è andato oltre, ha saputo catturarne l’anima. E
poi, altra dote fondamentale: deve avere un cervello non
convenzionale. Certamente il cuore è indispensabile, se le emozioni
non si provano non si possono trasmettere ma non basta, lo scrittore
deve essere intelligente, arguto, riuscire ad andare oltre la soglia
del non detto perché il pudore blocca e la società appiattisce. Lo
scrittore deve essere veloce più del lettore, lo deve avvincere. Se
uno scrittore mi regala emozioni e stupore l’amerò per sempre
perché dentro i suoi romanzi ho scoperto una sconosciuta parte di
me. Ecco, ho alzato in alto l’asta per essere un vero scrittore, io
semplicemente ci provo, continuo ad allenarmi.
Gino
de Dominicis, grandissimo genio artistico del secolo scorso, dei
critici diceva … «…che hanno dei
complessi di inferiorità rispetto agli artisti. Sono sempre
invidiosi. È una cosa che è sempre successa. C’è poco da fare.»
(Intervista a Canale 5 del 1994-95).
Tu cosa ne pensi di questa affermazione e dei critici letterari?
Certamente
Gino de Dominicis la pensava così perché è stato avversato, era un
grande provocatore dal pensiero libero. Di solito chi si avvicina
alla professione di critico possiede una sensibilità accesa e una
profonda cultura. E pur vero che la storia insegna che capolavori
letterari sono stati all’inizio stroncati. Io leggo la critica
sempre, però poi mi piace sperimentare, verificare e questo anche a
teatro, al cinema, i gusti sono molto personali.
Perché
secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
Oggi
abbiamo fretta, non siamo più padroni del nostro tempo, ce lo
rubano, non ci sono orari umani per il lavoro, chattiamo con WhatsApp
e corriamo a prendere la metro. Proprio ora è importante scrivere,
scrivere di ciò che sta accadendo nel mondo, di come ci stanno
disumanizzando, scrivere che abbiamo il diritto di essere felici, che
si può volare, scrivere per svegliare una popolazione che sembra
anestetizzata, robotizzata, tutti la pensano allo stesso modo.
Internet è uno strumento importante di conoscenza ma leggere opere
di spessore, di contenuto profondo è fondamentale per una
maturazione del proprio io, ben vengano gli ebook se si preferiscono
alla carta, tutto purché si apra la mente.
Charles
Bukowski a proposito dell’Arte diceva… «A
cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?»
(Intervista a Michael Perkins, Charles
Bukowski: the Angry Poet, “In New
York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi
in proposito. Secondo te a cosa serve l’Arte della scrittura, della
narrazione, del raccontare, dello scrivere?
Come non dare ragione a Bukowski, l’uomo
è attratto inesorabilmente dalla bellezza e la bellezza è l’Arte.
Ad una mostra sono stata ore ad ammirare le ballerine di Degas e mi è
successo anche dinanzi al dipinto della Primavera del Botticelli, non
potevo andar via. Perché l’arte ti regala un flusso di energia, il
senso della vita. Ammirando un dipinto non vedi solo i colori, le
forme, ti arriva il tormento, lo struggimento, l’estasi, l’amore.
Anche l’arte della narrazione serve per toccare corde del lettore
che altrimenti resterebbero spente, a far sentire uno scuotimento
dell’animo. C’è un nuovo spot in tv che rende bene l’idea. Una
ragazza su un treno con gli auricolari ascolta un audiolibro e c’è
un signore di fronte che le parla. Lei toglie le cuffiette per
educazione e passa dalla suspense di un thriller a sentire che lui
prende la pillola della pressione. Noi ci meritiamo di più, e l’arte
in tutte le sue forme può donarcelo.
Sempre Charles
Bukowski, a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per
quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori
solitari. Per lo più sono gruppetti di scrittori scadenti che si
riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in
genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano
l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la
loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte
e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al
gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”»
(Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking
for the Giants: An Interview with charles Bukowski,
“Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1,
December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai
alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per imparare a
scrivere?
Penso
che per scrivere bisogna innamorarsi della lettura, leggere poesie,
opere classiche, contemporanee, saggi, leggere ciò che piace e
incuriosisce. Prima di scrivere un romanzo bisogna leggerne
tantissimi, di autori diversi non solo per imparare a scrivere bene
ma anche per inglobare a livello inconscio l’arte di montare una
storia, di tessere una trama. Io non posso giudicare i cosiddetti
corsi di scrittura creativa che pullulano, alcuni costosissimi,
perché non li ho frequentati; magari aiuteranno a livello tecnico,
certamente il talento se non ce l’hai nessuno potrà dartelo.
L’importante per i giovani che seguono i corsi di scrittura è
mantenere la propria libertà anche di contravvenire alle regole. Lo
stile deve essere il più spontaneo possibile perché se il lettore
capisce che sei costruito è la fine, hai messo un muro tra te e lui,
scrivere è qualcosa di molto intimo.
Quali
sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa
stai lavorando e dove potranno seguirti i tuoi lettori e i tuoi fan?
Nel
tempo libero mi sto occupando della promozione di Venere Ericina, non
voglio trascurare ciò a cui tengo particolarmente, è il mio romanzo
d’esordio. Di recente sono stata a Roma, c’è stata la Fiera Più
Libri più liberi, ho registrato due interviste per Sky. Ho già
fatto alcune presentazioni, il prossimo appuntamento è venerdì 21
dicembre 2018, grazie ai “I libri di Ballarò”, a Palermo da
Moltivolti. Per il mio prossimo romanzo ho più di un’idea in
mente, devo scegliere quella giusta e ricominciare con una nuova
avventura.
Ma ho ancora un romanzo pronto a venir fuori dal
cassetto, è diverso dalla mia “Venere Ericina” più intimistico
e reale, sempre ambientato in Sicilia. Protagonista assoluta una
ragazza. Non dico il titolo perché partecipando con questo
manoscritto al Torneo letterario “Ioscrittore” ho ricevuto dai
lettori critiche favorevoli ma tutti hanno bocciato il titolo, devo
cambiarlo. Conservo ancora i lusinghieri commenti come fossero
gioielli. Parlare di fan mi pare eccessivo, anche se chi ha letto
Venere Ericina mi ha chiesto il sequel, mi comunica i suoi pensieri e
mi fa domande a cui rispondo volentieri. Ringrazio chi ha letto e
leggerà il mio romanzo e per chi mi vorrà seguire ho creato una
pagina Facebook (https://www.facebook.com/venereericina/).
Ho anche un profilo Instagram
(https://www.instagram.com/cetty_amato/?hl=it),
e Twitter @CettyAm.
Un’ultima
domanda Concetta. Immaginiamo che tu sia stata inviata in una scuola
media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla
narrativa in generale, alla quale partecipano centinaia di alunni. Lo
scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti
all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per
appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali
le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai
ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?
Il primo romanzo che mi ha davvero appassionato da
bambina è stato “Alice nel Paese delle Meraviglie”, mi ha dato
le chiavi per parlare con il Cappellaio Matto, c’è qualcosa di più
fantastico? Agli studenti si deve aprire una finestra alla speranza,
parlare di bellezza, di arte, di letteratura e per fortuna in molte
scuole avviene. Ascoltarli è la parte più interessante, i giovani
aprono nuove prospettive, non sono mai scontati. Direi di riflettere
su ciò che realmente desiderano, nessuno potrà farlo al posto loro,
neanche noi genitori. Non conosciamo chi sono realmente i nostri
figli e ci arroghiamo il diritto di influenzarli negli studi “la
facoltà di filosofia non ti porta da nessuna parte, meglio la
facoltà di medicina”. Li inviterei a responsabilizzarsi per non
farsi rubare i sogni dagli spettri che gli mettiamo dinanzi. Leggere
è un’arma potente che può renderli invincibili come gli eroi dei
fumetti e dei videogame che tanto amano, perché quando si scopre il
proprio talento si eccelle e si vince. Scrivere è un passo diverso,
avviene naturalmente, se si è portati si viene spinti da una
tensione quasi fisica che esige di essere ascoltata. Per incoraggiare
gli studenti a scrivere racconterei la mia vita e come scrivere mi
renda felice, nonostante richieda sacrifici in termini di tempo e
fatica, per me non esiste nulla che possa eguagliare tale piacere. I
giovani sembrano superficiali ma lo siamo noi più di loro. Giorni fa
sono andata a Mondello per una passeggiata, non c’era anima viva e
faceva freddo, e sporgendomi da una ringhiera ho visto seduta sugli
scogli una ragazza con tanto di berrettone e sciarpone di lana
assorta a leggere un romanzo, era andata lì per incontrare il suo
amore tra le onde del mare. Ecco, la gioventù è osare, fare ciò
che si vuole nonostante il vento contro.
Concetta
Amato
Andrea
Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
Ciao!
RispondiEliminaMi chiamo Ilaria, ho appena scoperto questo blog.
Molto bello.